Vorrei dormire, ma la mente ed il cuore si rifiutano perché tengono vivo il ricordo degli sguardi di chi ho incontrato durante questa sera. Le facce si mescolano, alcuni visi sono conosciuti, altri invece nuovi.

Giovani ragazzi con tanta energia, ma non solo, anche adulti arrivati in Italia da tanti anni, alcuni invece da sempre perché in Italia ci sono nati. Proprio questa sera anche una donna, scappata dal marito alcolista violento, e lei paradossalmente preferisce la strada, più sicura della sua abitazione. Tanti trascorsi di delusioni e sofferenze, ognuno con la propria storia da raccontare e disparate esperienze di vita.

A volte ci provo a mettermi nei loro panni, ma è complicato, forse impossibile. Sicuramente è più facile giudicare: quello era ubriaco, quello maleducato, quello pretenzioso. Ma io al posto loro come mi comporterei? Sarei sempre la stessa di adesso che vive con tutti i suoi privilegi? Come consolazione alle mie disgrazie avrei anch’io qualche dipendenza? Sarei sorridente e gentile o depressa oppure pretenderei con arroganza di avere qualcosa da chi ha più di me?

Ripenso al desiderio che accomuna tutti i nostri amici in strada: quello di lavorare, avere il calore di una casa, di sentirsi compresi e anche coccolati. È umano. Già, parliamo di essere umani, 166 le Persone incontrate questa notte; Persone, non numeri. Per fortuna i pasti consegnati sono sempre caldi, abbiamo le mascherine, il tè caldo, il sacchetto con un dolcetto, le coperte. I beni di sopravvivenza ci sono. 

Per sopravvivere, ma per vivere? 

Gli orari di arrivo sono stabiliti, partiamo alle 21.30 e le tappe sono segnate in una un’organizzazione funzionale creata durante il tempo di pandemia per rendere più dignitoso il nostro servizio verso di loro, che sono aumentati esponenzialmente in questi mesi.

E poi penso che è triste dire noi e loro. Un giorno riusciremo ad essere solo un “noi”?

Tutti hanno la voglia e il diritto di riscattarsi. C’è chi ci ha provato e c’è riuscito, chi no, chi è stato bloccato dal Covid, chi non ha documenti, chi non ha le forze perché troppo solo…

Tante storie, tante ingiustizie, potrei scrivere per ore ed ore.

Alla sera il buio crea sempre una percezione distorta, hanno fame e freddo, sono più agitati, si chiacchiera, ma purtroppo non sempre come potrebbe essere durante il giorno (comunque chi ha voglia di scherzare, parlare ed essere ascoltato non manca mai).

A volte vorrei che il tempo si fermasse ed avere la bacchetta magica per dar loro un tetto, un lavoro e una carta d’identità, lì in quell’istante, perché poi forse lui domani non ci sarà in quella tappa e non ha nemmeno un cellulare. Tutti ci meritiamo di vivere con dignità.

Questi ed altri pensieri, si fa tardi.Ora chiudo gli occhi, mi stringo la trapunta nel calduccio del mio letto con la colazione che mi aspetta sul tavolino in cucina e mi dico “quanto sono fortunata”.

È solo una delle storie che raccontiamo nel nostro bilancio sociale (che trovate qui)