Caro Iancu, 

ti ho conosciuto il 7 maggio 2019, lo ricordo come fosse ieri. Eri al pronto soccorso, febbricitante, in attesa di un ricovero da tre giorni. 

Quel giorno abbiamo fumato tanto e parlato poco, eravamo due sconosciuti. Poi ti hanno ricoverato e sono stati giorni difficili, di gran preoccupazione, ma tu ne avevi già passate tante e te la sei cavata bene anche quella volta lì.

Io e la mia amica Giulia venivamo a trovarti in ospedale, ridevamo alle tue battute, ci sembravi un po’ il nostro zio simpatico. 

Un giorno ci hai portate a vedere la tua baracca, ci hai raccontato la tua storia, della tua famiglia in Romania, della fatica e delle soddisfazioni di quando lavoravi in cantiere. Ormai non eri più un assistito, eri e sei proprio un amico.

Poi, sei andato a vivere nella comunità di Marcellise di Don Paolo, un posto speciale dove abbiamo sempre respirato un’aria di casa e famiglia. 

Te l’ho detto tante volte che mi hai fatto sentire la luce: ti ho conosciuto in un momento buio e difficile per me. Vederti così aggrappato alla vita mi ha commossa.  Vederti cambiare radicalmente abitudini, risorgere a 51 anni d’età mi ha dato speranza, gioia, voglia di vivere ogni momento. 

È una fortuna conoscerti, venirti a trovare perché sei un amico prezioso, sempre con la battuta pronta… 

Mi sono commossa quando hai regalato una casa per bambole alla mia sorellina, l’hai fatta con le tue mani, un’opera d’arte, curata nei minimi dettagli. 

Ti sei reinventato anche così: creando modellini stupendi non potendo più lavorare come facevi una volta. L’arte e la cura che metti in ogni cosa, con ogni persona continua ad aprirmi il cuore.

Beatrice Ghirlanda

È solo una delle storie che raccontiamo nel nostro bilancio sociale (che trovate qui)